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martedì 7 agosto 2012

Meccanismo Europeo di Stabilità: i"giochi" dell'italia e le ricadute sull'economia sarda

TESTO ORIGINALE



Consiglio Regionale della Sardegna

XIV Legislatura

Mozione Zuncheddu – Uras – Cocco – Cugusi – Sechi affinché il Presidente e la Giunta Regionale intervengano presso il Governo affinché l’Italia non ratifichi il trattato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) o Fondo Salva - Stati
Premesso che
- Il MES (meccanismo europeo di Stabilità), detto anche Fondo Salva – Stati, si presenta come un’organizzazione intergovernativa con spiccate tendenze finanziarie e privatistiche;
- Il fondo ha una dotazione iniziale di 700 miliardi di euro, garantiti dalla quota di partecipazione di ogni paese europeo. L’Italia vi aderisce attraverso uno stanziamento di quota-base che si aggira intorno ai 125 miliardi di euro;
- L’obiettivo dichiarato in fase di costituzione del fondo è fornire aiuti sotto forma di prestiti ai paesi europei in difficoltà di liquidità;
- Avere la gestione del fondo significherebbe poter gestire direttamente i debiti sovrani, in quanto gli stati aderenti non parteciperebbero in qualità di istituzioni sovrane, bensì come soci/debitori, laddove il peso/potere di ogni stato andrà a misurarsi con le capacità finanziarie degli stessi;
- Prendiamo il caso dell’Italia, paese già sotto attacco della speculazione finanziaria e preda della corruzione politico/imprenditoriale: partecipa con una quota del 17% circa, equivalente a 125 miliardi di euro, dei quali 15 mld si impegna a versare nei primi tre anni;
- non è nota la modalità in cui lo stato italiano attingerà i 125 miliardi per aderire al fondo;
- il paradosso che verrebbe a costituirsi è che gli Stati parteciperanno alla quota di capitale del MES indebitandosi a loro volta e ciò probabilmente comporterebbe l’immissione di eventuali titoli di debito sovrano, con relativi rendimenti (nel caso dei Piigs, rendimenti verosimilmente elevati che andranno ulteriormente a gravare sui bilanci di Stato e a mettere in discussione la solvibilità del debito contratto);
- nell’ipotesi di uno stato in difficoltà, questo può far ricorso al MES ma non è risaputo a quali condizioni e, nel caso il fondo MES decida di finanziare un paese in difficoltà, quest’ultimo si impegna a rispettare determinate condizionalità che però sono ancora poco chiare nel trattato;
- viene da interrogarsi su quale sia stato l’operato in sede di parlamento sulla natura di queste condizionalità, in un momento caratterizzato dagli attacchi speculativi all’eurozona, in particolare ai cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna);
- nella prima bozza ratificata dall’ex ministro Tremonti, si faceva esplicito riferimento a questioni inerenti la politica economica che il fondo può imporre come conditio sine qua non per il prestito; si pensi a questo proposito alle misure draconiane che hanno smantellato il sistema socio/economico in Grecia e all’effetto dell’inasprimento delle stesse sul tessuto economico/sociale italiano dall’istituzione del governo tecnico;
- gli analisti in materia economico/finanziaria sono concordi nell’imputare pesanti responsabilità della crisi alla speculazione finanziaria; non è da escludere che, in questo senso, l’istituzione di un organismo intergovernativo quale è il MES potrebbe avvallare i rischi di una ulteriore ingerenza dei gruppi corporativi nei capitoli portanti delle economie nazionali, con effetti diretti di lesione dei principi di sovranità popolare;
- altro nodo da sciogliere è quello relativo alle quote di adesione, che possono essere soggette a modifiche nel tempo, appurato che la cifra iniziale di 700 miliardi di euro sia del tutto insufficiente a ripianare le crisi di liquidità del sud eurozona;
- alla luce del fatto che nel trattato si contempla che le quote debbano essere versate “irrevocabilmente” e “incondizionatamente” pare anche lecito domandarsi se i nostri parlamentari si stiano interrogando sulle conseguenze di un’ipotetica inadempienza ai termini del trattato;
- altro capitolo oscuro del MES è la possibilità, sancita dal trattato, di attingere a iniezioni di liquidità dal mercato finanziario estero, ovvero la potenziale partecipazione di altri paesi (vedi Cina, India etc…) o altri gruppi di potere (Banche di investimento, Hedge Funds, Assicurazioni, Istituti finanziari etc…);
- il MES inoltre garantisce INVIOLABILITA’ dei documenti e tutela i soggetti aderenti mediante l’immunità di giurisdizione: il rischio di una completa esautorazione del parlamento italiano sarebbe più che giustificato una volta compiuta l’adesione “irrevocabile” al fondo salva-Stati, si legittimerebbe formalmente una delega a organismi sovranazionali della rappresentanza democratica dei cittadini e della gestione della politica economica di uno Stato Sovrano;
- nessun organo di informazione ha altresì dato risalto alle potenziali implicazioni dell’entrata in vigore del MES, in rapporto alla modifica dell’articolo 81 della costituzione italiana, ovvero l’introduzione del pareggio di bilancio come obbligo costituzionale per lo Stato;
- la modifica dell’art 81 consegna de facto la gestione della nostra politica economica al Fondo Internazionale salva-Stati, alla BCE e alle oligarchie dei poteri finanziari mondiali che avrebbero il controllo totale sui flussi di credito agli Stati;
- le “rigorose condizionalità” sottolineate nel trattato MES potrebbero coincidere con le imposizioni della Troika (UE, BCE, FMI) alla Grecia: austerità, licenziamenti nel settore pubblico, privatizzazioni sfrenate e tagli alle pensioni;
- il trattato è in procinto di essere ratificato presso il Senato della Repubblica Italiana senza che vi siano precedentemente state le doverose consultazioni con le Istituzioni Regionali chiamate anzi ad aderire passivamente e confermando la preminenza dell’Istituzione centrale;
Tutto ciò premesso
Ritenendo che la ratifica del trattato MES significherebbe l’abolizione de facto dell’autonomia degli Stati in materia di economia, finanza e sviluppo economico, depotenziando quindi l’azione dei Governi dei Parlamenti, eletti democraticamente dai cittadini e trasferendo le decisioni su queste materie a dei burocrati non eletti ma nominati.
Si impegna la Giunta Regionale
1) A intervenire presso il Governo affinché l’Italia non ratifichi il trattato MES;
2) A chiedere ai parlamentari sardi di valutare le reali conseguenze che deriverebbero dalla ratifica della modifica dell’Art. 136 del Trattato sul Funzionamento della UE e alla conseguente entrata in vigore del MES, prima di esprimere il proprio voto;
3) A farsi promotrice presso il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti affinché faccia chiarezza sul trattato MES e dia la massima informazione ai cittadini italiani e sardi circa i reali termini dell’entrata in vigore del MES.

Cagliari, 12/06/2012

Claudia Zuncheddu
Luciano Uras
Daniele Cocco
Giorgio Cugusi

Carlo Sechi

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