Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Mozione Zuncheddu – Uras – Cocco – Cugusi – Sechi affinché
il Presidente e la Giunta Regionale intervengano presso il Governo
affinché l’Italia non ratifichi il trattato MES (Meccanismo Europeo di
Stabilità) o Fondo Salva - Stati
Premesso che
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Il MES (meccanismo europeo di Stabilità), detto anche Fondo Salva –
Stati, si presenta come un’organizzazione intergovernativa con spiccate
tendenze finanziarie e privatistiche;
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Il fondo ha una dotazione iniziale di 700 miliardi di euro, garantiti
dalla quota di partecipazione di ogni paese europeo. L’Italia vi
aderisce attraverso uno stanziamento di quota-base che si aggira intorno
ai 125 miliardi di euro;
-
L’obiettivo dichiarato in fase di costituzione del fondo è fornire
aiuti sotto forma di prestiti ai paesi europei in difficoltà di
liquidità;
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Avere la gestione del fondo significherebbe poter gestire direttamente i
debiti sovrani, in quanto gli stati aderenti non parteciperebbero in
qualità di istituzioni sovrane, bensì come soci/debitori, laddove il
peso/potere di ogni stato andrà a misurarsi con le capacità finanziarie
degli stessi;
-
Prendiamo il caso dell’Italia, paese già sotto attacco della
speculazione finanziaria e preda della corruzione
politico/imprenditoriale: partecipa con una quota del 17% circa,
equivalente a 125 miliardi di euro, dei quali 15 mld si impegna a
versare nei primi tre anni;
- non è nota la modalità in cui lo stato italiano attingerà i 125 miliardi per aderire al fondo;
-
il paradosso che verrebbe a costituirsi è che gli Stati parteciperanno
alla quota di capitale del MES indebitandosi a loro volta e ciò
probabilmente comporterebbe l’immissione di eventuali titoli di debito
sovrano, con relativi rendimenti (nel caso dei Piigs, rendimenti
verosimilmente elevati che andranno ulteriormente a gravare sui bilanci
di Stato e a mettere in discussione la solvibilità del debito
contratto);
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nell’ipotesi di uno stato in difficoltà, questo può far ricorso al MES
ma non è risaputo a quali condizioni e, nel caso il fondo MES decida di
finanziare un paese in difficoltà, quest’ultimo si impegna a rispettare
determinate condizionalità che però sono ancora poco chiare nel
trattato;
-
viene da interrogarsi su quale sia stato l’operato in sede di
parlamento sulla natura di queste condizionalità, in un momento
caratterizzato dagli attacchi speculativi all’eurozona, in particolare
ai cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna);
-
nella prima bozza ratificata dall’ex ministro Tremonti, si faceva
esplicito riferimento a questioni inerenti la politica economica che il
fondo può imporre come conditio sine qua non per il prestito; si
pensi a questo proposito alle misure draconiane che hanno smantellato il
sistema socio/economico in Grecia e all’effetto dell’inasprimento delle
stesse sul tessuto economico/sociale italiano dall’istituzione del
governo tecnico;
-
gli analisti in materia economico/finanziaria sono concordi
nell’imputare pesanti responsabilità della crisi alla speculazione
finanziaria; non è da escludere che, in questo senso, l’istituzione di
un organismo intergovernativo quale è il MES potrebbe avvallare i rischi
di una ulteriore ingerenza dei gruppi corporativi nei capitoli portanti
delle economie nazionali, con effetti diretti di lesione dei principi
di sovranità popolare;
-
altro nodo da sciogliere è quello relativo alle quote di adesione, che
possono essere soggette a modifiche nel tempo, appurato che la cifra
iniziale di 700 miliardi di euro sia del tutto insufficiente a ripianare
le crisi di liquidità del sud eurozona;
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alla luce del fatto che nel trattato si contempla che le quote debbano
essere versate “irrevocabilmente” e “incondizionatamente” pare anche
lecito domandarsi se i nostri parlamentari si stiano interrogando sulle
conseguenze di un’ipotetica inadempienza ai termini del trattato;
-
altro capitolo oscuro del MES è la possibilità, sancita dal trattato,
di attingere a iniezioni di liquidità dal mercato finanziario estero,
ovvero la potenziale partecipazione di altri paesi (vedi Cina, India
etc…) o altri gruppi di potere (Banche di investimento, Hedge Funds,
Assicurazioni, Istituti finanziari etc…);
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il MES inoltre garantisce INVIOLABILITA’ dei documenti e tutela i
soggetti aderenti mediante l’immunità di giurisdizione: il rischio di
una completa esautorazione del parlamento italiano sarebbe più che
giustificato una volta compiuta l’adesione “irrevocabile” al fondo
salva-Stati, si legittimerebbe formalmente una delega a organismi
sovranazionali della rappresentanza democratica dei cittadini e della
gestione della politica economica di uno Stato Sovrano;
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nessun organo di informazione ha altresì dato risalto alle potenziali
implicazioni dell’entrata in vigore del MES, in rapporto alla modifica
dell’articolo 81 della costituzione italiana, ovvero l’introduzione del
pareggio di bilancio come obbligo costituzionale per lo Stato;
- la modifica dell’art 81 consegna de facto la gestione della nostra politica economica al Fondo Internazionale salva-Stati, alla BCE e alle oligarchie dei poteri finanziari mondiali che avrebbero il controllo totale sui flussi di credito agli Stati;
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le “rigorose condizionalità” sottolineate nel trattato MES potrebbero
coincidere con le imposizioni della Troika (UE, BCE, FMI) alla Grecia:
austerità, licenziamenti nel settore pubblico, privatizzazioni sfrenate e
tagli alle pensioni;
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il trattato è in procinto di essere ratificato presso il Senato della
Repubblica Italiana senza che vi siano precedentemente state le doverose
consultazioni con le Istituzioni Regionali chiamate anzi ad aderire
passivamente e confermando la preminenza dell’Istituzione centrale;
Tutto ciò premesso
Ritenendo che la ratifica del trattato MES significherebbe l’abolizione de facto
dell’autonomia degli Stati in materia di economia, finanza e sviluppo
economico, depotenziando quindi l’azione dei Governi dei Parlamenti,
eletti democraticamente dai cittadini e trasferendo le decisioni su
queste materie a dei burocrati non eletti ma nominati.
Si impegna la Giunta Regionale
1) A intervenire presso il Governo affinché l’Italia non ratifichi il trattato MES;
2) A
chiedere ai parlamentari sardi di valutare le reali conseguenze che
deriverebbero dalla ratifica della modifica dell’Art. 136 del Trattato
sul Funzionamento della UE e alla conseguente entrata in vigore del MES,
prima di esprimere il proprio voto;
3) A
farsi promotrice presso il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario
Monti affinché faccia chiarezza sul trattato MES e dia la massima
informazione ai cittadini italiani e sardi circa i reali termini
dell’entrata in vigore del MES.
Cagliari, 12/06/2012
Claudia Zuncheddu
Luciano Uras
Daniele Cocco
Giorgio Cugusi
Carlo Sechi