Il poligono militare sardo verrà bonificato, ma i test proseguiranno. E i soldi per la riqualificazione dell'area non ci sono
Scritto da Sirio Valent il 1 giugno 2012
Il poligono militare di Salto di Quirra, in Sardegna, non chiuderà. Lo ha deciso la Commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito,
che da vent’anni uccide di tumore ai polmoni i militari e i cittadini
che lavorano e vivono nei pressi della base. Il relatore Scanu (Pdl)
annuncia una “radicale riconversione, ben più di una grattatina del terreno”, per “tutelare i posti di lavoro della base”. Ma non si parla di scadenze o di cifre.
Quirra non s’ha da chiudere. A differenza di Capo Teulada e Capo Frasca,
gli altri due poligoni militari del sud-est sardo, che “verranno
smantellati”. La decisione della Commissione del Senato, presieduta da
Giampiero Scanu (Pdl) , sarà anche storica, ma non è completa. Lasciare i poligoni in funzione, nelle stesse zone dove per vent’anni hanno macinato vittime e causato deformazioni a uomini e animali, significa nascondere il problema. La bonifica partirà, assicura Scanu, e sarà radicale: ma i soldi dovrà metterli lo Stato e la Regione, ed entrambe piangono miseria. Nessun vincolo temporale impegna il Governo a tirarli
fuori.
fuori.
Tanto più che, lasciando in funzione il Salto di Quirra, l’inquinamento continuerà anche dopo la bonifica.
I missili all’uranio impoverito continuano ad essere utilizzati nei
test della base, e sulla relazione della Commissione non c’è alcun
obbligo di interruzione di questi test. Nei prossimi anni, potremo tornare a vedere i caccia israeliani in volo sulla Sardegna,
impegnati a testare i missili terra-aria all’uranio impoverito
sull’isola. O forse prima, se altri paesi offriranno denaro a Roma per
usufruire di un così comodo – e discreto – parco giochi militare.
http://www.dirittodicritica.com/2012/06/01/quirra-uranio-vittime-98112/
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