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venerdì 15 giugno 2012

In Friuli la loro lingua nelle scuole in Sardegna soffocata dal disinteresse e contrarietà della casta politica italianista

pubblicata da Mario Carboni il giorno venerdì 8 giugno 2012 alle ore 18.39 ·
Su Comitadu pro sa limba sarda plaude all'introduzione della lingua friulana dal mese di settembre nelle scuole del Friuli.
L'insegnamento del friulano entrerà come materia inserita nell'orario curricolare.
Dall'anno scolastico 2012-2013 la lingua friulana e gli insegnamenti nella lingua friulana entreranno nelle scuole dell'infanzia e nella scuola primaria.
Nell'anno scolastico successivo l'introduzione curricolare proseguirà nelle scuole secondarie di I grado.
Sia il Piano regionale per la lingua friulana che l'istituzione di un Albo degli insegnanti con competenze riconosciute e certificate è stato varato in sintonia con l'Ufficio Scolastico regionale friulano.
Questo successo dovuto all'opera del Movimento linguistico friulano in tutti questi anni e che ha trovato ascolto e sostegno nei partiti politici e nel Governo della Regione Friuli, fa risaltare i ritardi, le omissioni e le contrarietà presenti in Sardegna nei riguardi dell'insegnamento della lingua sarda nelle scuole.
Malgrado la lingua sarda sia la più parlata, dopo la lingua italiana e quindi seconda lingua dello Stato, tutelata da trattati internazionali, leggi dello Stato e regionali, il suo diritto ad esistere e a essere insegnata nelle scuole non solo non è all'attenzione delle forze politiche e culturali, ma queste soffrono salvo singole eccellenze personali di innato autocolonialismo e non pongono o pongono in coda ad ogni loro attività la questione linguistica.
E' presente e attivissimo in Sardegna un Partito trasversale contro la lingua sarda, evidenziato per esempio dai recenti episodi di rifiuto di insegnare la lingua sarda in maniera curricolare dell'Università di Sassari tanto da rinunciare ai lauti finanziamenti triennali regionali che sono andati in perenzione, cioè perduti.
Anche il Consiglio regionale in sede di definizione delle risorse da destinare alla lingua ha deciso di destinare gli spiccioli alla lingua della Nazione sarda, non capendo quanto il suo riconoscimento e rafforzamento come lingua normale e paritetica a quella italiana sarebbe utile se non determinante a interrompere la crisi politica evidente a tutti sia dei partiti che delle Istituzioni autonomistiche.
La riduzione a livelli offensivi degli stanziamenti per l'attuazione della legge 482 da parte dello Stato centrale non ha suscitato né attenzione da parte dei parlamentari sardi né proteste da parte del Consiglio e della Giunta regionale della Sardegna.
In effetti le leggi di tutela della lingua sarda, non solo sono rese inefficaci dal disinteresse ma inapplicabili per mancanza di risorse che vengono a volte invece sprecate per altri fini e spesso per episodi di spreco, clientelismo se non di corruzione ben noti all'opinione pubblica.
Su comitadu pro sa limba sarda coglie l'occasione per protestare verso il disinteresse di forze politiche e culturali, ad iniziare dai parlamentari e finire con i consiglieri regionali e la Giunta nei riguardi della ratifica in corso alla Camera della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie.
La proposta di legge approvata dalla Commissione esteri della Camera riserva alla lingua sarda il ruolo di Cenerentola fra le lingue presenti nella Repubblica, scegliendo di penalizzare i sardi non prevedendo un fattivo insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado con la decisione e l'intensità riservata alle lingue dell'arco alpino tutelate da trattati internazionali.
In questo anche la lingua friulana, assieme alla sarda è penalizzata.
Su Comitadu pro sa limba sarda, invita la Giunta regionale ad interessarsi della questione, a protestare per non essere stata consultata in sede di redazione della proposta di legge di ratifica da parte del Governo italiano, per non aver invitato il Presidente della Regione, come suo diritto statutario, alla seduta del Consiglio dei Ministri nel quale si è trattata una questione fondamentale e di particolare interesse della Sardegna.
Su comitadu pro sa limba sarda, rilevata la violazione di uguaglianza di trattamento fra le diverse lingue minoritarie e fra i cittadini della Repubblica appartenenti alla minoranza linguistica sarda e di altre minoranze, invita il Presidente della Giunta regionale a contestare e denunciare la procedura e i contenuti della ratifica in corso della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, in ogni sede anche internazionale utile, ad iniziare dal Consiglio d'Europa, con dichiarazioni di non accettazione dei prevedibili risultati della ratifica e iniziando un contenzioso con lo Stato italiano in materia.
Su comitadu pro sa limba sarda invita il Parlamento dei sardi a dare un segnale di dignità affrontando la questione linguistica sarda con energia e dedizione con ogni azione utile a impedire che la ratifica della Carta europea delle lingue si trasformi in una beffa e danno per i sardi con scelte che potrebbero sancire il colpo mortale, la soluzione finale da parte del colonialismo italiano per la lingua sarda, l'identità nazionale e i conseguenti diritti imprescrittibili d'autodecisione del popolo sardo anche conseguenti alla componente linguistica del complesso della Specialità sarda.
Su Comitadu pro sa limba sarda volge altresì un appello ai parlamentari sardi affinché s'interessino della questione, facciano sentire la propria voce e agiscano senza distinzione di parte in difesa e tutela della lingua sarda.
Da suo canto Su Comitadu pro sa limba sarda proseguirà la sua opera di denuncia e proposta al fine di difendere l'identità linguistica dei sardi sino al bilinguismo perfetto e all'uso normale e paritetico della lingua sarda e delle altre lingue di minoranza sarde in ogni grado d'insegnamento, nei servizi pubblici e nei media come appunto prescritto dai trattati internazionali sui diritti civili e linguistici in vigore anche raccordandosi con altre nazionalità, minoranze nazionali e gruppi linguistici che in Europa s'impegnano nella stessa battaglia democratica e di civiltà.


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