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venerdì 22 giugno 2012

FURAT CHIE BENIT DAE SU MARE


ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE POPOLARE DI SABATO A BOSA MARINA


È da anni che si parla di soluzioni per lo sviluppo della nostra economia e la pesca che potrebbe rappresentare per noi sardi un introito di tutto rispetto non viene solo trascurata, ma addirittura svenduta dalla classe politica italianista al primo buon offerente.
Se i sardi avessero uno stato, o almeno una classe dirigente autorevole e non sottomessa, i nostri pescatori non dovrebbero preoccuparsi. Il loro mare sarebbe al sicuro dall’invasione delle grosse barche straniere che praticano tipi di pesca che non solo rapinano sistematicamente i fondali , ma ne pregiudicano quasi totalmente il naturale ripopolamento.
Furat chie benit dae su mareCosì non è, e come al solito i lavoratori sardi assistono impotenti alla sfilata di consiglieri e assessori regionali fintamente impotenti e imbelli, i quali cercano più che altro di ammansire gli animi e di placare la voglia di ribellione a questo sistema di rapina e saccheggio delle nostre risorse.

Quello che accadrà a Bosa è la conseguenza di questa politica scellerata: Il peschereccio toscano "I dieci Angelillo" con l'autorizzazione del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste sbaraglierà la concorrenza utilizzando le  grandi reti (sistema di pesca col cianciolo) che permettono appunto di portare a bordo enormi quantità di pescato in tempi brevissimi setacciando il fondale e devastando l’ecosistema.
Duecento chilometri più a sud lo scenario non cambia:  la pesca del tonno rosso riempie il conto in banca della famiglia Greco di Genova proprietaria delle tonare di Carloforte. I Greco hanno interesse a fare profitto, assumono lavoratori con stipendi da fame e quasi mai di Carloforte. Sulle tonnare volanti (gestite da maltesi, spagnoli, italiani) impiegano radar che individuano e catturano interi banchi del pregiatissimo tonno rosso a rischio estinzione.
I tonni poi vengono trasportati sino a Malta dentro enormi gabbioni galleggianti trainati da rimorchiatori, ingrassati, macellati e imbarcati su speciali aerei diretti verso il Giappone. 
Insomma ora i tonnaroti non ricevono più nemmeno  la bottarga e il musciame che gli garantiva di integrare la misera busta paga giornaliera e alla popolazione di Carloforte non rimane della pesca al tonno, se non il ricordo e antiche fotografie da museo.
Dopo il saccheggio delle risorse del suolo, del sottosuolo e dell’energia eolica e solare arriva il saccheggio del mare!



►A Manca pro s’Indipendentzia appoggia la mobilitazione della comunità dei pescatori bosani e la manifestazione di sabato 23 giugno alle 10:00 del mattino a Bosa Marina e il diritto ad azioni di disobbedienza civile che ostacolino e impediscano ai pescherecci toscani la pesca nelle nostre acque territoriali.

►A Manca pro s’Indipendentzia appoggia l’iniziativa della lista civica Tabarchin Pau ben in Cümun di portare Carloforte a farsi promotore per una Moratoria per il tonno rosso per il ripolamento dei mari e per il ritorno ad una pesca nelle mani della comunità di Carloforte con tonnare fisse.
Direttivo Politico Nazionale
A Manca pro s’Indipendentzia


TESTO ORIGINALE

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