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mercoledì 23 maggio 2012

Diverse sigle indipendentiste si candidano in liste riconducibili al centro destra o al centro sinistra italiano.

Mercoledì 16 Maggio 2012 

Analisi sulle prossime elezioni amministrative in Sardigna


Sulle prossime amministrative in Sardigna


La sinistra indipendentista valuta con molta attenzione la fase attuale in cui si trova la società sarda. Soltanto partendo da una considerazione a tutto tondo delle condizioni obiettive economiche e sociali è possibile dare una lettura chiara delle imminenti amministrative.
In breve possiamo affermare con certezza che la Sardigna è una pentola a pressione. I settori da sempre strategici dell’economia sarda sono in ginocchio e ciò non solo a causa della crisi internazionale dovuta alla dittatura del capitale finanziario sull’economia reale, bensì soprattutto per colpa dell’economia di dipendenza che si regge  sulla piena collaborazione di banche, partiti e sindacati italiani.


Trasversalmente, la società sarda, viene attraversata da scosse di dissenso e indignazione, a volte spontaneistiche e aggregative, a volte organizzate. Finora però questi movimenti sociali hanno avuto carattere settoriale ed è mancata una prospettiva comune e una direzione verso cui incanalare il dissenso. Ciò è avvenuto perché l’indipendentismo non ha saputo esprimere una progettualità unitaria capace di portare questi movimenti dal terreno della rivendicazione fine a se stessa al piano dell’alternativa al colonialismo.


Questo è il contesto in cui si svolgeranno le prossime amministrative in diversi paesi della Sardigna e ci sembra necessario fare un’analisi politica di ampio respiro sul ruolo che queste amministrative potranno rivestire nella crescita della proposta politica del movimento di liberazione nazionale nell’immediato futuro.
In quasi tutti i paesi si presentano liste civiche, spesso liste civetta dei partiti italiani capeggiate da capi bastone locali e dalle loro clientele. Siamo al corrente di casi in cui alcuni dirigenti indipendentisti infiltrano loro esponenti in queste liste perché forse pensano che gli ideali e i progetti indipendentisti si possano spargere per contagio, influenzando positivamente anche quegli individui che da sempre lavorano per distruggerli.


Così diverse sigle indipendentiste si candidano in liste riconducibili al centro destra o al centro sinistra italiano. Oppure ne propongono di nuove in coalizione con partiti e movimenti che in questa fase non trovano collocazione nei due schieramenti. Ciò accadrà con  l’UDC,  con l’associazione I Pratici (vetrina culturale dell’ex assessore all’agricoltura Andrea Prato), con i Riformatori, con SEL e con altre formazioni minori o riconducibili a personaggi in cerca d’investitura che utilizzano le civiche per contare di più alle prossime regionali.
In questo modo ci sono indipendentisti che si propongono agli elettori con il PD, con il Psd’az, con SEL, con i Pratici e  anche indipendentisti che in piccoli paesi piazzano candidati in ambedue le coalizioni per avere la sicurezza di piazzare qualche consigliere o assessore.



La risultante è una frammentazione di base e l’assenza di qualunque strategia elettorale dell’indipendentismo che si manifesta come una forza coerente politicamente ma schizofrenica elettoralmente. Il danno è grave, perché in un momento in cui cresce la sfiducia dei lavoratori e dei cittadini sardi verso lo stato coloniale e le sue appendici politiche, l’indipendentismo a livello amministrativo funziona da stampella ai partiti italiani e riproduce le logiche da “furbetti del quartierino” tipiche della peggiore politica vetero-colonialista italiana.
Ciò arreca due danni abbastanza rilevanti. Come prima cosa si semina confusione nell’opinione pubblica indipendentista in crescita, dilapidando energie preziose. In secondo luogo il crescente voto di protesta, (in assenza di liste apertamente indipendentiste, che potrebbero certamente diventare luogo d’espressione del sentimento di rancore popolare verso i soprusi italiani), viene canalizzato da movimenti come quello di Grillo, assolutamente lontani da ogni prospettiva indipendentista. Perché gli indipendentisti pensano bene di giocare a mimetizzarsi tra le fila dei partiti coloniali! Che triste corrispondenza tra parole e fatti!

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