S'arvure de su dinari de Pinocchio!
L’albero dei soldi di Pinocchio.
Apprendiamo
dai giornali che è stato svelato il grande mistero dei problemi
dell’agricoltura sarda. Da circa un decennio a Manca pro
s’Indipendentzia si sgola per urlare ai quattro venti che i nostri
settori primari sono sotto un attacco frontale del colonialismo, ma
tutti sono sordi. Finalmente qualcuno ha deciso, se non proprio di
togliersi i tappi dalle orecchie e starci a sentire, almeno di togliersi
i tricolori dagli occhi e guardarsi un po’ attorno. Si scopre così che
in maniera ipocritamente “inaspettata” l’agricoltura sarda è sull’orlo
del baratro più profondo, a causa di un’assistenzialismo indotto e
forzato che la sta devastando completamente. L’Agenzia per le Erogazioni
in Agricoltura (AGEA) e la sua succursale in Regione (ARGEA) annunciano
trionfalmente di aver elargito, nel corso del 2011, la bellezza di 328
milioni di euro per il sostegno all’agricoltura. Il giornalista ci
informa che l’Argea si vanta di aver erogato da sola nello stesso anno
ben 227 milioni sui 328 complessivi, sottolineando come però la crisi
negli ultimi 10 anni abbia mandato in fallimento trentamila aziende
agricole su novantamila. Ci fa notare, giustamente, che l’economia verde
sul PIL sardo ha avuto dal 2008 una perdita di circa 400 milioni,
mentre il Consiglio regionale dal 2010 ad oggi abbia varato due sole
leggi in sostegno di latte, uva pane e pecorino sardi. Insomma cifre da
colonia belle e buone, senza girarci tanto intorno. Per rincarare la
dose, il giornalista sottolinea come dal Piano di Sviluppo Rurale
2007-2013 siano stati elargiti appena 35 milioni per incentivare la
competitività delle aziende, mentre per indennità e sostegno siano stati
dati ben 138 milioni. Continua poi ricordando come i 19 milioni erogati
dalla legge Prato all’indomani delle battaglie per il latte, il
cosiddetto “de minimis”, siano già prosciugati da tempo lasciando
assolutamente intatta la situazione iniziale. Tagliamo corto segnalando
che il nostro bravo giornalista definisce questa come una situazione
negativa e di palese assistenzialismo.
Chiaramente
la redazione del suo giornale non gli avrebbe mai permesso di dire
quello che invece più giustamente diciamo noi, ovvero che
l’assistenzialismo è il nerbo del colonialismo!
Ragion
per cui questa situazione non è una fatalità o una questione di
malaffare: è la scientifica, voluta, indotta, guidata pratica di
annientamento dell’economia sarda. Da anni segnaliamo che il
colonialismo avanza, che vogliono trasformare i produttori agricoli in
mendicanti che devono aspettare l’elemosina italiana, e i fatti
purtroppo ci danno puntualmente ragione. A differenza di una gran parte
degli agricoltori che credono ancora che l’Italia li salverà.
Non
c’è bisogno in questo frangente di dilungarci più di tanto argomentando
cose che mille volte abbiamo già detto e ridetto, però ci teniamo a
mettere in evidenza dei punti, affinchè tutti possano riflettere e
capire il perché delle nostre posizioni:
Ci
chiudono i porti commerciali, pagano il latte oggi al prezzo che aveva
nel 1980, aumentano i prezzi dei mangimi, aumentano i prezzi dei
concimi, compaiono ovunque pestilenze (febbre del nilo equina, peste
suina, lingua blu ovina, ecc. ecc.) e mai che salti fuori chi le ha
introdotte in Sardigna. Bloccano le esportazioni di carne fuori
dall’isola, aprono i porti dell’isola all’ingresso di animali anche non
controllati (vedi il caso della scoperta delle capre con la brucellosi
arrivate dalla Spagna), permettono l’invasione del mercato sardo con
bestie di qualità scadente ma dal prezzo altamente concorrenziale,
permettono l’invasione dei mercati sardi da parte dei prodotti
ortofrutticoli di mezzo mondo, costruiscono ovunque centri commerciali
che vendono carne e prodotti ortofrutticoli a prezzi stracciati….
Secondo voi dove vogliono arrivare?
Nessun commento:
Posta un commento