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sabato 21 aprile 2012

SA DIE DE SA SARDIGNA ...PERCHE' I SAVOIA TORNARONO?

LE CINQUE DOMANDE DEGLI STAMENTI

20 marzo 1793 – Dopo la sconfitta dei francesi, il re vuole premiare i sardi che gli hanno conservato il regno, ma nell’assegnazione delle ricompense sono favoriti i piemontesi, ciò che suscita molto malumore.

26 marzo 1793- Il viceré invita i tre Stamenti, e cioè le assemblee della nobiltà, dell’alto clero e delle sette città reali (Cagliari, Sassari, Iglesias, Oristano, Bosa, Alghero e Castelsardo) a formulare le richieste da presentare al re. Gli Stamenti, riuniti in seduta comune, prendevano il nome di bracci, e formavano il Parlamento o, con termine spagnolo, le Cortes.

Aprile - maggio 1793-I tre Stamenti, che aspirano ad una certa autonomia da Torino, dopo numerose riunioni, concordano queste cinque domande:
1) la convocazione ogni dieci anni del Parlamento;
2) l’osservanza e la conferma di privilegi e delle leggi fondamentali del regno;
3) la riserva degli impieghi civili e militari ai sardi, esclusa la carica di viceré;
4) l’istituzione di una terza sala della Reale Udienza, suprema magistratura isolana, con funzioni di Consiglio di Stato, che dovrà esprimere pareri sulle suppliche rivolte al viceré;
5) l’istituzione a Torino di un ministero, o Segreteria di Stato, per gli affari di Sardegna.

17 agosto 1793 - Partono da Cagliari i deputati dello Stamento ecclesiastico monsignor Aymerich ed il canonico Pietro Maria Sisternes; in precedenza erano partiti gli avvocati don Girolamo Pitzolo e don Domenico Simon dello Stamento militare, e gli avvocati Francesco Maria Ramasso ed Antonio Sircana dello Stamento reale; i deputati sono incaricati di presentare al re le cinque domande. Si riuniranno a Torino ai primi di settembre, dove predisporranno i documenti illustrativi delle cinque domande. I rappresentanti degli Stamenti sono ricevuti da Vittorio Amedeo III solo dopo tre mesi di permanenza a Torino, al ritorno del sovrano dal quartiere generale di Tenda. Il ministro Graneri, influenzato dal viceré Balbiano, ed anche i reazionari sardi residenti in Piemonte, si oppongono all’accoglimento delle cinque domande.

10 dicembre 1793- Il re nomina una commissione che dovrà trattare “amichevolmente” la controversia tra le comunità di Ittiri, Uri ed Ossi ed i rispettivi feudatari per l’esazione dei diritti feudali.

1 aprile 1794 - Vittorio Amedeo III firma una prima risposta alle cinque domande che viene inviata al Balbiano e non comunicata subito ai deputati sardi. Il re prende in considerazione solo la quarta domanda, uno smacco per i deputati, che vedono fallire la loro missione; il più irritato è Pitzolo che comunica agli amici sardi che nulla si sarebbe ottenuto fino a che i piemontesi fossero rimasti nell’isola.

SA DIE DE SA SARDIGNA

Aprile 1794- A Cagliari si prepara l’espulsione degli impiegati e militari piemontesi, nizzardi e savoiardi, come suggerito da Pitzolo. La data della sollevazione, fissata per la sera del 4maggio, al ritorno in città della processione di Sant’Efisio, è anticipata alla notte fra il 28 ed il 29 aprile. All’organizzazione della sommossa partecipano magistrati, ecclesiastici, nobili, artigiani, popolani.

28 aprile 1794- Il viceré, avuta notizia della progettata sommossa, decide di intervenire e, senza chiedere il parere della Reale Udienza, ordina l’arresto degli avvocati Vincenzo Cabras e del genero Efisio Luigi Pintor che riesce però a fuggire; per errore è arrestato il fratello Bernardo, anch’egli genero del Cabras.
La popolazione immediatamente insorge, sollecitata da Efisio Luigi Pintor che percorre a cavallo le vie del quartiere di Stampace e fa suonare a martello prima le campane della chiesa di Sant’Anna, poi quelle delle chiese degli altri quartieri. Bruciata la porta di Sant’Agostino e forzate le altre, il popolo si ammassa di fronte alla porta Cagliari, che sarà bruciata anch’essa, chiedendo la liberazione dei due prigionieri.
Dilaga poi in Castello e s’impossessa delle armi della truppa che reagisce fiaccamente, e dei cannoni che vengono trascinati dai forzati liberati dagli ergastoli. Il palazzo viceregio è invaso dopo qualche scambio di fucilate ed il viceré si rifugia nell’arcivescovado dove un portavoce degli insorti, interrogato sui motivi dell’insurrezione, risponde che è desiderio del popolo che i piemontesi, viceré compreso, abbandonino la Sardegna.
La Reale Udienza assume la suprema autorità di governo ed i piemontesi sono sistemati, senza che nessuna offesa venga loro fatta, nei conventi di Santa Rosalia, San Michele e San Francesco da Paola. Fra i soldati e i miliziani si contano complessivamente una decina di morti e un centinaio di feriti.

30 aprile 1794- I piemontesi residenti a Cagliari, comprese le mogli, alcune delle quali sarde, e i figli, in tutto 514 persone, vengono imbarcati. Quando i carri con le loro masserizie arrivano alla porta di Vilanova il popolo vorrebbe impossessarsene, ma il macellaio Francesco Leccis riesce a dissuaderlo dicendo che i sardi avevano scacciato i piemontesi per la loro tracotanza e non per depredarli dei loro beni.

3 maggio 1794-Il barone di Saint Amour, sul quale gravava ancora qualche sospetto per la sua condotta nella guerra dell’anno precedente, è fatto sbarcare e potrà partire solo il 16 luglio dopo aver mostrato alla Reale Udienza gli ordini ricevuti dal generale delle armi barone La Fléchère, ai quali si era attenuto. Altri piemontesi sono trattenuti in ostaggio.

7 maggio 1794 - Tutte le navi lasciano il porto di Cagliari; nei giorni successivi vengono espulsi anche i piemontesi residenti in altre città e paesi dell’isola.
Dopo la cacciata dei piemontesi gli Stamenti inviano al re un “Manifesto giustificativo”, nel quale attribuiscono la responsabilità dell’accaduto non a determinate persone, ma genericamente al popolo, che pur avendo agito così per liberarsi “dai ministri perfidi”, professa piena devozione al suo sovrano.

19 maggio 1794 Torna a Cagliari Girolamo Pitzolo, accolto come un trionfatore. Non risparmia critiche al ministro Graneri, ai colleghi ed ai democratici di Cagliari.

30 maggio 1794-Come risulta da una memoria inedita del Pitzolo, gli Stamenti attribuiscono la decisione del re di far processare gli avvocati Cabras e Pintor  agli ambienti reazionari torinesi ed al ministro Graneri, del quale chiedono la rimozione. Domandano inoltre un’amnistia per i fatti del 28 aprile e l’accoglimento delle cinque domande.

25 giugno 1794- Il re approva l’istituzione del Consiglio di Stato ed accorda, sebbene parzialmente, la riserva degli impieghi per i sardi.

25 giugno 1794- Pitzolo è nominato intendente generale, carica che, a detta degli avversari, avrebbe sollecitato a Torino.Nella stessa data sono nominati Cavino Cocco reggente la Reale Cancelleria, Gavino Paliaccio marchese della Planargia generale delle armi e governatore della città e Capo di Cagliari, il cavalier Santuccio governatore di Sassari e don Giovanni Battista Carroz governatore di Alghero.

1 luglio 1794- Arrivano a Cagliari le patenti con le nomine di Pitzolo, Cocco, Paliaccio, Santuccio e Carroz che provocano malcontento in quanto non è stato richiesto il parere preventivo della Reale Udienza che non ha potuto presentare, come d’uso, le terne dei candidati. Pitzolo si allontana sempre più dai democratici e accusa il giudice Giovanni Maria Angioy di essere il promotore dei disordini e di aver inviato nella sua casa alcuni sicari per ucciderlo. L’odio di Pitzolo verso Angioy aumenta di giorno in giorno. Lo storico Manno attribuisce a quest’odio la congiura, tutta da dimostrare, organizzata contro lo stesso Pitzolo.

8 luglio 1794- Il re concede il condono per la sollevazione del 28 aprile. Gli Stamenti danno il nulla osta per l’arrivo in Sardegna del nuovo viceré marchese Filippo Vivalda.

22 lugLio 1794- E’ accolta la domanda che riguarda la convocazione delle Corti. Questa decisione sarà tuttavia revocata il 31 marzo del 1795.

27luglio 1794-A Parigi è arrestato Robespierre, che viene decapitato il giorno dopo. Con la fine del Terrore si schiude alla borghesia la via del potere.

18agosto 1794- Tumulti per la mancanza di pane e di altri generi alimentari si verificano ad Oristano, Milis, San Vero, Bauladu.
Ad Iglesias è inviato come altemos Giovanni Maria Angioy che riesce a comporre i dissidi tra le varie autorità locali.

L’ASSASSINIO DI GIROLAMO PITZOLO E DEL MARCHESE DELLA PLANARGIA

6 settembre 1794 - Arrivano a Cagliari il viceré Vivalda ed il marchese della Planargia.

31 marzo 1795 - Nei sobborghi di Cagliari scoppia un tumulto per la mancanza di pane. Il viceré riceve i manifestanti e promette di destituire alcuni consiglieri civici.

31 marzo 1795- Il ministro Galli comunica a Cagliari che il Parlamento non sarà più convocato. Il viceré, per attenuare il fermento provocato da tale notizia, chiede a Torino la sospensione delle patenti conferite ai giudici sassaresi Flores, Fontana e Sircana senza tener conto del parere espresso dalla Reale Udienza.

30 giugno 1795- Arriva a Cagliari l’ordine di far prendere immediatamente servizio ai tre giudici sassaresi; la tensione in città è altissima e il generale delle armi, per prevenire una possibile sollevazione popolare, dà ordine di puntare i cannoni del Castello contro i sobborghi. Gli esponenti del partito progressista, e successivamente gli Stamenti, per evitare che la situazione precipiti, chiedono la sospensione dalle cariche del Pitzolo e del Paliaccio, entrambi molto malvisti, ma il viceré temporeggia.

6 luglio 1795- Dopo pranzo scoppia la rivolta: gli insorti in Castello disarmano la truppa, smontano i cannoni, chiamano a raccolta la gente. Un gruppo di popolani si reca a casa di Pitzolo che si consegna agli insorti dopo aver ricevuto dal viceré l’ordine di arrendersi. L’intendente, lasciato dal Vivalda nelle mani dei popolani, viene avviato al carcere di San Pancrazio, ma dopo il portico di Santa Lucia è ucciso ed il cadavere è abbandonato nella piazza antistante la torre. Nello stesso giorno è arrestato anche il generale che viene rinchiuso nel carcere del Fossario.

7 luglio 1795- Sono arrestati alcuni amici del Pitzolo e del marchese della Planargia, mentre altri fuggono dalla città.

22 luglio 1795 - Il marchese della Planargia è ucciso all’interno della Torre dell’Elefante, dove era stato trasferito, mentre durante la seduta degli Stamenti l’avvocato Efisio Luigi Pintor legge pubblicamente i documenti sequestrati dopo l’arresto in casa sua; fra i documenti vi sono le liste delle persone considerate pericolose, e quindi da sorvegliare, perché avevano preso parte all’espulsione dei piemontesi.

L’AVVOCATO VINCENZO CABRAS

L’avvocato Cabras  promette all’arcivescovo che avrebbe fatto il possibile per far cessare le ribellioni sempre latenti e si reca più volte a parlare con Mons.Melano, cercando di non contrariare troppo l’aristocrazia con l’abolizione dei feudi, la cui scomparsa cagionerebbe una diminuzione dei guadagni degli avvocati, i quali traggono vantaggio economico dalle cause dibatute presso la Reale Udienza, e pensa che l’avvicinamento alla Corte possa essergli utile per ottenere una sistemazione per la sua numerosa famiglia.

Architetta col genero e con Sisternes, a quanto scrive quest’ultimo nel suo memoriale, l’allontanamento da Cagliari di Giovanni Maria Angioy.
Intorno al Cabras si rafforza il partito dei “ravveduti”e combatte apertamene Angioy.

Il 30 agosto 1796 riceve le patenti di reggente “l’Intendenza generale e la Conservatoria dell’insinuazione nel Regno di Sardegna con stipendio annuo di lire 3.500 di Piemonte”, e presta giuramento il 14 settembre, divenendo così uno dei principali funzionari pubblici.

Come sempre la Sardegna viene tradita …per un piatto di lenticchie!


Tratto da:
SA DIE DE SA SARDIGNA
La cacciata dei piemontesi del 28 aprile 1794 nel quadro del periodo rivoluzionario sardo
Autori: Vittoria e Lorenzo Del Piano
Edizioni Castello-Cagliari 1997

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