La Regione si costituirà parte civile nel processo a carico dei rappresentanti di Syndial, Sasol Italia e Vinyls.
La decisione, su proposta dello stesso presidente Ugo Cappellacci, è
stata presa dall'intero esecutivo all'unanimità. L'obiettivo della
giunta regionale mira a ottenere un risarcimento danni da parte delle
aziende coinvolte nel disastro ambientale verificatosi nel corso degli
anni, a partire dal 2005, nel golfo di Porto Torres.
L'INTERESSE In
particolare, le direzioni generali degli assessorati del Turismo e
della Sanità, oltre a quella dell'Agenzia regionale del distretto
idrografico, hanno proposto, con altrettante note diverse, la resistenza
in giudizio «sussistendo l'interesse, in quanto i reati contestati
hanno cagionato danni alla Regione Sardegna».
LE ACCUSE
Nel capo di imputazione, formulato dal pubblico ministero e fatto
proprio dal giudice delle udienze preliminari, a Gian Franco Righi
(Syndial), Guido Safran (Sasol Italia), Diego Carmello (Ineos Vinyls) e
Francesco Maria Apeddu (Ineos), amministratori delle società, i reati
di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze destinate
all'alimentazione (fauna ittica) e altre violazioni connesse allo
scarico di acque reflue industriali.
LE PARTI OFFESE
Nel lungo elenco ci sono la Presidenza del Consiglio dei ministri
che, all'apertura del processo il mese scorso, aveva fatto sapere della
sua costituzione e il ministero dell'Ambiente. Non ci sarà alcuna
richiesta di risarcimento in denaro, è stato sottolineato, ma la
semplice volontà di stare vicino alla pubblica accusa, alle
amministrazioni comunale e provinciale, all'associazione Anpana, ai
maestri d'ascia Polese. Quelli, cioè, che hanno subìto i danni
maggiori.
Alla base di tutto, il blitz dei militanti Irs,
che fecero partire le indagini. Era stata proprio un'azione degli
indipendentisti, con in testa il loro leader Gavino Sale, nel 2003, a
sollevare il velo sul mistero degli scarichi del petrolchimico.
Da L'Unione Sarda del 25 aprile 2012
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