Il caso delle bonifiche mai finite nell’ex arsenale militare
grida vendetta da anni e proprio per questo figura in primo piano nelle
carte del processo che si apre a Perugia. Il costruttore
Diego Anemone e il funzionario De Santis, oltre che per i lavori
destinati a Caprera per i 150 anni dell’Unità d’Italia, devono
rispondere d’irregolarità negli appalti sul 4°, sul 5° e sul 6° lotto a
suo tempo previsti per la riconversione economica dell’arcipelago.
Sono
gli interventi per palazzo della conferenza e area delegati, residenze
e zona in origine destinata alla stampa e ai servizi in vista del
summit tra i Grandi. Grosso modo le stesse accuse vengono mosse a Della
Giovampaola e a Balducci. Per l’ex presidente del Consiglio dei lavori
pubblici, del quale molti ricordano le visite alla Maddalena in compagnia dell’ex premier Berlusconi, gli inquirenti hanno raccolto una mole impressionante di prove.
Più
defilate le posizioni degli imputati minori. Mentre nel decreto di
rinvio a giudizio ci si sofferma sul ruolo di Bertolaso. Una posizione
strettamente legata, negli atti dell’inchiesta, con quella di Anemone,
alla cui famiglia la Procura di Roma ha di recente sequestrato durante
indagini parallele beni per 32 milioni. Entrambi, scrive il gup,ni,
«con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso», sono accusati di aver concorso a determinare nell’arcipelago «scelte economiche svantaggiose per la pubblica amministrazione».
In
particolare l’ex capo della Protezione civile avrebbe
«illegittimamente operato per consentire che le imprese del gruppo
Anemone risultassero aggiudicatarie degli appalti e e che il costo
aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando». Anche,
conclude il giudice, «con atti aggiuntivi e spese incongrue o
eccessive».
Da La Nuova Sardegna del 23 aprile 2012
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